Giovedi 24 Maggio 2016
La Valle Pesio,come d’altronde anche altre valli,presenta ancora dei selvaggi valloni che sono completamente abbandonati e dove la vegetazione la fa da padrone. Il Vallone Mirauda che porta sulla bella e panoramica cima di Labiaia Mirauda per poi perdersi nei pendii erbosi della Punta Mirauda è uno di questi,dove la presenza umana nei tempi che furono è appena visibile da tracce di antichi sentieri e ruderi neanche più degni di questo nome. Da non confondersi però con il Vallone Cravina, situato poco più a nord e che si stacca sulla sinistra orografica poco più a valle della Certosa di Pesio,nei pressi della Cascina Corriera. In questo vallone ero stato lo scorso anno e avevo già avuto non poche difficoltà nel seguire la vecchia traccia,ma nel Vallone Mirauda le cose sono ancora peggio. Ero già stato qui circa vent’anni fa seguendo la relazione del bel libro di Michelangelo Bruno della Blu Edizioni,In Cima, ma dai pochi ricordi che ho il percorso era sì selvaggio e malandato ma comunque seguibile senza particolari difficoltà. Oggi per un tratto fortunatamente non molto lungo abbiamo “ravanato” alla grande,sicuramente per aver perso la traccia nell’unico punto dove non era più visibile.
Ma andiamo con ordine:
Con mio fratello Jello e la sua fidata Margie lasciamo l’auto al Pian delle Gorre,parcheggio a pagamento dal 30 maggio fino a settembre,per incamminarci in direzione del sottostante vallone del Pesio. Non troviamo la “scurcia” che ci evita tutto il lungo giro del tracciato ufficiale per cui seguiamo la sterrata che scende nel vallone del Salto fino al torrente,lo attraversa su un bel ponte e scende ancora fino all’imbocco del vallone del Pesio. Qui lasciamo a sinistra il sentiero che sale al Gias Fontana,al Pis del Pesio e al Passo di Baban e che sarà il nostro sentiero di ritorno, per attraversare su un altro bel ponte il torrente e seguire le indicazioni per l’Osservatorio Faunistico.
partenza dal Pian delle Gorre
bivio del sentiero di ritorno
Seguiamo la sterrata e lasciamo a sinistra poco dopo un’altra indicazione per l’Osservatorio,proseguendo invece sempre sulla strada. Dopo un paio di tornanti,dove la strada attraversa un rio su un ponte in cemento,troviamo un ennesima palina dell’Osservatorio il quale si trova ad appena 20 metri oltre il ponte. Andiamo a fargli visita,notando il bel prato e tutta l’area recintata con un alta rete metallica.
all’Osservatorio
Ritornati indietro alla palina seguiamo adesso la vecchia forestale che si stacca verso nord e che è già invasa un pò dalla vegetazione ma dove la traccia però è evidente e senza possibilità di sbaglio. Proseguiamo per alcuni tornanti fino a dove un ometto malandato indica il vecchio sentiero da prendere sulla sinistra ma che è poco o per niente visibile dalla strada. Il punto è dove la sterrata è più pulita e dopo un lungo traverso verso nord presenta un lieve tratto in discesa. Questo punto cruciale mi ricordo che l’avevo trovato facilmente,forse era addirittura indicato ma non ne sono sicuro,non avevo comunque all’epoca nè cartina dettagliata come adesso nè tantomeno gps,forse solo fortuna.
palina poco prima dell’Osservatorio con dietro la forestale da seguire
punto cruciale
Il sentiero entra nella faggeta e subito presenta alcuni tratti con rami da schivare ma è comunque visibile e facile da seguire. Traversiamo lungamente verso ovest sotto a delle pareti rocciose per avvicinarsi al vallone che avevamo lasciato decisamente alla nostra sinistra seguendo la forestale. Dopo alcuni tratti con vegetazione da evitare ma comunque senza particolari difficoltà giungiamo nei pressi di un rudere che sulla carta è segnato come Gias del Maire.
sul sentiero
al Gias del Maire
Qui la traccia si perde nei prati del gias e andiamo a tentoni seguendo a volte delle tracce degli animali. Siamo però in una bella faggeta e anche senza sentiero si sale agevolmente. Purtroppo più avanti forse ci avviciniamo troppo al torrente a sinistra e ci troviamo in mezzo a una fitta vegetazione che ci obbliga ad assomigliare a Tarzan. Il tratto fortunatamente è corto anche se ci impegna parecchio,comunque riusciamo a salire su terreno più pulito anche se più ripido.
nella bella faggeta
puro ravanamento
Più in su ci troviamo adesso in mezzo a dei torrioni di roccia e grandi massi e solo qui capisco che bisognava passare più a monte,più sotto la parete rocciosa. Ci spostiamo quindi sulla destra fino a raggiungere un tratto fuori vegetazione dove la traccia è adesso ben visibile; è fatta, di qui in su non ci sono più problemi. A dire il vero abbiamo appena visto passare sul nostro tracciato un bel cinghiale che grugniva e che forse fortunatamente non ci ha notati. Purtroppo nella fretta non sono riuscito a fotografarlo. Ci troviamo in un largo canale che bisognava seguire già dal basso e che sbuca poco sopra su una erbosa selletta sotto una evidente e caratteristica parete rocciosa gialla e grigia.
alla selletta erbosa
Di qui in su la memoria mi torna e mi ricordo che il bel salto roccioso che sbarra il vallone si evita sulla sinistra per una facile cengia non visibile però da lontano. Passando quindi sotto la parete rocciosa saliamo fin sotto il salto che forma una piccola grotta e dove troviamo ancora della neve. Ci spostiamo a sinistra di alcuni metri per prendere la facile cengia che porta sulla verticale sopra il salto,traversa quindi verso destra fino a sbucare su un panoramico e erboso poggio dove la pendenza diminuisce e il vallone si apre notevolmente.
poco prima del salto roccioso con dietro la selletta
il salto con la grotta
sulla cengia che porta fuori dal ripido
Di qui in su la traccia pian piano sparisce nel terreno erboso,saliamo quindi lungamente senza percorso obbligato sul bel pendio dove la croce della nostra cima inizia a vedersi sulla destra. Questo tratto sembra corto ma in realtà ci impegna per più di mezz’ora. Finalmente siamo in cima dove si trova una grande croce in ferro. Il panorama è un pò offuscato dalle nuvole che vanno e vengono sulle cime ma comunque di prim’ordine.
il pendio erboso con la croce visibile a destra lontana lontana
in cima con Margie
il Marguareis
La nostra escursione non è però terminata in quanto vogliamo proseguire sulla non lontana Punta Mirauda, già salita a gennaio per un altro itinerario,per poi scendere ai Gias Vaccarile questa volta su ottime sentiero segnato. Continuiamo quindi in direzione ovest seguendo la panoramica dorsale erbosa. Un salto roccioso più avanti ci obbliga a salire un ripido ma corto canalino per evitare di scendere parecchio per aggirarlo. Seguendo una traccia sicuramente di camosci ci portiamo sull’antecima lasciando un sentiero a sinistra che tagliando il versante permette di raggiungere direttamente il Gias Vaccarile soprano senza passare per la cima.
la Mirauda dalla Labiaia Mirauda
uno sguardo alla Certosa
ultimo tratto verso la Punta Mirauda
Raggiungiamo infine la cima che non presenta nessun cartello o croce se non un picchetto della riserva di caccia. Ci fermiamo adesso per un break meritato purtroppo però con il panorama dimezzato dalle nebbie che vanno e vengono.
in cima alla Punta Mirauda
vista sul percorso di discesa
Riprendiamo il cammino scendendo facilmente per pendii erbosi pieni di genziana fino a raggiungere il Gias Vaccarile,già visitato durante una escursione sul Monte Jurin.
prati di genziane
Il sentiero qui è ben segnato in bianco rosso; lo seguiamo fedelmente raggiungendo il Gias Vaccarile Sottano. Continuando in discesa lasciamo la sella erbosa sotto il gias per immettersi nel vallone sottostante dove incrociamo poco dopo il sentiero che sale al Paso di Baban. Di qui notiamo anche un lungo pendio erboso percorso in salita alla Labiaia Mirauda.
al Gias Vaccarile sottano
uno sguardo alla Labiaia Mirauda
Scendiamo adesso per il bel sentiero che si immette nel bosco,passa nei pressi del famoso Pis del Pesio,asciutto in questo momento, e con numerose svolte scende alla bella cascata nei pressi del Gias Fontana.
cascata del Gias Fontana
arrivo al Gias Fontana
Superato il gias continuiamo la discesa seguendo sempre la traccia, e lasciando a sinistra una indicazione che riporta all’Osservatorio Faunistico raggiungiamo la palina e il tracciato del percorso di salita nei pressi del ponte in legno. Continuiamo sulla strada e poco dopo prendiamo dritti a noi una traccia che passa su un ponticello il torrente e che sale ripida sulla china che porta al Pian delle Gorre e all’auto evitando così tutto il tratto nel Vallone del Salto percorso all’andata.
Nota finale: questo percorso è per escursionisti esperti,non per le difficoltà alpinistiche ma per la difficoltà a trovare il tracciato nella parte bassa e nel non scoraggiarsi della situazione.
Traccia GPS
Statistiche
Video traccia