Martedì 15 Gennaio 2019
Continuiamo con questo inverno secco e solare per una effettuare una escursione un pò particolare. Con mio fratello Jello e Marcello siamo in Valle Pellice e la meta di oggi è una cima un pò snobbata e non particolarmente appariscente per via della presenza ingombrante dietro ad essa, del più maestoso e prorompente Monte Vandalino. L’interesse però non manca ed è dovuto oltre al suo bel panorama sulla pianura piemontese fino alla Va d’Aosta e alle Apuane, al suo ripercorrere i luoghi storici e unici che testimoniano le varie persecuzione verso i Valdesi. Il Bars della Tajola in particolare è un luogo veramente unico perchè si tratta di una grande cengia situata in mezzo a una parete dove i Valdesi si rifugiavano e si nascondevano, ed è raggiungibile solo attraverso una corta ma impegnativa ferrata con un tratto esposto e verticale. Sconsigliata a chi soffre di vertigini o ha poca dimestichezza con tratti rocciosi. La cima del Castellus invece presenta un buco nella roccia che dà accesso a un esposto ballatoio roccioso a picco sulla valle, anche questo come luogo di riparo e nascondiglio. L’escursione segue sempre dei sentieri ben segnati e palinati e permette di compiere un anello più o meno lungo a seconda delle preferenze.
Avvicinamento: si risale la Val Pellice arrivando da Bibiana o da Pinerolo fino a Torre Pellice. Si continua sulla strada principale per alcuni chilometri e pochi metri prima di raggiungere Villar Pellice si lascia l’auto in una curva a gomito nei pressi di un ponte e in una zona videosorvegliata di una area ecologica (cartello inizio sentiero).
Itinerario: si imbocca il sentiero segnalato da palina in legno col simbolo del picchio e si prosegue sulla bella mulattiera che in breve raggiunge Ciarmis. Si continua sulla sterrata che sale nel bosco sul versante sinistro di un costone tagliando alcuni tornanti seguendo il sentiero segnato in bianco-rosso. Si raggiungono le case di Serre dove una prima deviazione sulla destra permette di raggiungere la nostra meta più velocemente. Si prosegue sulla strada e con un ultimo taglio si arriva al panoramico poggio della Gardetta a 1264 metri. Qui si lascia il tracciato che prosegue in direzione del Vandalino per svoltare a destra e seguire una forestale in piano che si porta sul alto est del costone su terreno ripido e roccioso. Si traversa in leggera discesa inoltrandosi in una bella pineta fino a raggiungere il fondo di un angusto e incassato cumbal. Lo si attraversa per passare sul lato opposto e in breve si perviene a un primo bivio col sentiero proveniente da Bonnet. Poco oltre si raggiunge un altro bivio che sulla destra porta direttamente al Bars d’la Tajola, passando sotto le pareti del Castellus. Si prosegue sempre in salita e dopo alcune svolte si raggiunge il colletto Chiot d’Castlus dove partono alcuni sentieri. Svoltando a destra in breve si raggiunge la panoramica e piatta cima del Castlellus e appena più in basso sulla destra, seguendo i segni bianco-rossi, si perviene al caratteristico buco nella roccia che dà accesso a una cengia rocciosa a picco sulla valle (grande ometto visibile dal basso). Si ritorna quindi al colletto dal quale si può scegliere se ritornare sui propri passi fino al bivio sottostante per il Bars d’la Tajola, oppure come nel nostro caso seguire il tracciato un pò più impegnato che aggira la cima sul lato nord. Si scende un ripido tratto per poi attraversare verso destra raggiungendo una pietraia. Seguendo gli ometti si attraversa quest’ultima fino a doppiare un costone e passare sul lato est della montagna. Si percorre in leggera discesa una facile ma esposta cengia (cavo metallico) e in breve si arriva a un quadrivio con palina. Svolando a destra con una risalita di neanche 10 minuti si raggiunge il ballatoio dove si trova il Bars d’la Tajola. Si lascia il sentiero principale che porta al bivio sul percorso di salita e ci si abbassa sulla sinistra seguendo dei bolli rossi. Dopo pochi metri si perviene al tratto impegnativo caratterizzato da uno stretto buco nella roccia dentro il quale bisogna infilarsi. Oltre questo il percorso è più impegnativo e da affrontare con le dovute cautele, una attrezzatura da ferrata non è da disdegnare. Si segue quindi in discesa una stretta cengia con mancorrente per portarsi in uno stretto e verticale canalino roccioso. Sfruttando i numerosi pioli e scalini d ferro ci si abbasso raggiungendo da ultimo una scaletta in ferro che dà accesso alla grande cengia (targa commemorativa). Dopo una visita a questo storico e caratteristico luogo si ritorna sui propri passi percorrendo più facilmente in salita il tratto attrezzato ritornando così sul sentiero principale. Si ridiscende al bivio lasciato prima e svoltando a destra si raggiunge la baita di Giabaudin, erroneamente segnata come Bars d’la Tajola sulla carta Fraternali. Si prosegue quindi sul bel sentiero segnato che porta alle baite ristrutturate di Ciampas e di qui per la sterrata di accesso, si scende fino a un bivio con palina sulla destra che con una leggera risalita permette di raggiungere poco dopo la frazione di Bonnet. Si prosegue in discesa sulla strada asfaltata e dopo il terzo tornante si imbocca sulla destra un vecchio e malandato sentiero. Questo permette di raggiungere in breve le case di Barnaud ma è un pò sporco e con rovi per cui è consigliabile seguire ancora la strada in discesa fino a Chabriols superiore, e di qui per una sterrata raggiungere Barnaud. Seguendo adesso la strada asfaltata si traversa verso destra in direzione della strada principale di fondovalle che si raggiunge all’altezza di un distributore di benzina. Seguendo quest’ultima per circa 500 metri verso monte si ritorna così all’auto.