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Anello St. Dalmazzo di Tenda- St. Dalmazzo di Tenda

Inserito da Marcello

 

Giovedì 23 marzo 2017
Ieri noi tre umani abbiamo ringraziato per il tempo clemente, oggi la natura ringrazia per la pioggia.

Mercoledì 22 marzo 2017. Anello S Dalmazzo di Tenda, Berghe e Granile.

In tarda serata ci siamo accordati di ritornare in valle Roya perché le previsioni meteo sono discrete. Oggi Marge l’ho lasciata a casa, è malata, le spurga un occhio forse a causa della processionaria di sabato scorso. E’ l’auto di mio fratello che varca il confine dopo aver prelevato l’altro Marcello a Roata Rossi. Ormai è prassi passare a prenderlo ma stamattina gli faccio squillare il telefono. Piuttosto di farsi trovare pronto in giardino, si affaccia alla finestra e ci saluta e ci sorride.
Guardo all’insù, anche il cielo è di un grigio topo ma sono fiducioso perché oggi sarà l’ultimo giorno discreto prima del triduo di brutto tempo.
Che fortuna al colle, un minuto di attesa, non mi pare vero. Partiamo per il nostro giro almeno con venti minuti di abbuono. Chiedo a Icio se l’anello si svilupperà a destra o a sinistra di S Dalmazzo di Tenda. Da entrambe le parti, mi risponde, mi stupisco, ma zittisco.
Nel paesino ancora avvolto dal silenzio, dopo aver fatto dietro front perché la strada non offre spazi sufficienti, troviamo parcheggio vicino al caratteristico ponte che attraversa il Roya, con l’arcata centrale che è un tutt’uno con un masso gigantesco.
Sono le 8:40 quando i miei compagni avviano i loro strumenti tecnologici. Il mio invece si accende e si spegne, m’innervosisco perché oltre a non avere la cartina della Provenza scaricata, è scarico pure lui. Percorriamo una parte del sentiero Valléen che parte da Vievola per terminare ad Airole. Chiedo chiarimenti a mio fratello, mi alletta l’idea perché in due giorni si può percorrerlo interamente. Costeggiamo il Roya verso valle per un lungo tratto percorribile anche dai fuoristrada. Mi giro spesso indietro alla ricerca di Marge, oggi è a casa e mi rattristo. Nel vallone di destra c’è un’imponente centrale idroelettrica con 4 enormi tubazioni che scendono a valle l’acqua con un impressionante dislivello di circa 700 metri. Marcello è il più esterrefatto e interessato, ma tutti e tre fotografiamo questa imponente costruzione dell’uomo. Da un’angolatura insolita lasciamo alle spalle S Dalmazzo e il suo ponte ferroviario in primo piano mentre di fronte a noi compare già in lontananza il caratteristico paesino di Berghe Inferiore. C’ero già stato lassù con mio fratello ma non ricordo quando e da che parte ero salito. Ora il sentiero si sostituisce alla strada e s’inoltra nell’interminabile vallon de Groa. Lassù in alto, con uno scialle di neve, svetta la Cime de Lugo. Ora scendiamo decisi verso la strada regionale 20 per attraversarla dopo aver superato, su un caratteristico ponticello, i grandi massi biancastri dalle forme più strane e curiose che l’acqua ha levigato nel corso dei secoli. Ci accoglie una caratteristica scalinata che presto si trasforma in comodo sentiero. Marcello ha perso gli occhiali da sole!!! Torna indietro di fretta fino alla strada sottostante nella speranza di ritrovarli…ma invano. Eppure le tasche dei suoi pantaloni hanno le cerniere….aperte. Mezz’ora di costante salita e saremo a Berghe, ci aggiorna Icio che già conosce. Non si sbaglia e ci accoglie persino lo scampanio delle h 11:00. Provvista di acqua al lavatoio settecentesco prima di inoltrarci in quelle pietre impregnate di storia e di fatiche che crediamo disabitate, invece due bimbe giocano in un minuscolo cortile. “L’eglise est ouverte”, entriamo, una foto con preghiera e ripartiamo in direzione di Granile. 300 metri di dislivello ci aspettano prima di raggiungere l’altro caratteristico borgo. Quassù l’asfalto giunge dal vallone di Casterino e ci stupiamo di incontrare più auto che persone. Pranziamo nonostante una fastidiosa brezzolina ci suggerisce di cercare riparo che non troviamo e facciamo il punto della situazione. Guardiamo all’insù e proprio nella nostra direzione il cielo minaccia con le cime avvolte dalla nebbia. Icio riconsulta le previsioni se scendere diretti a S Dalmazzo oppure salire ancora e scollinare dal versante nord. Siamo muniti di ombrello e giacche a vento perciò saliamo. Le campane ci salutano ricordandoci l’ora del pranzo, noi invece ci gusteremmo un aromatico caffè se il bar reclamizzato all’ingresso del paese fosse aperto. Il sentiero è antico, scavato interamente nella roccia. Era la via di comunicazione tra la valle di Casterino ed i borghi arroccati sul versante della Roya. Il nostro del mattino ora è laggiù in fondo al vallone mentre la partenza della centrale idroelettrica che vedevamo ai confini del cielo è dinanzi a noi. Marci non si trattiene, non gli basta fotografare le quattro imponenti condotte dell’acqua, deve curiosare circumnavigando l’intera struttura recintata. Il tempo regge ancora, anzi sembra migliorare, ci sentiamo super fortunati. Ci manca l’ultima asperità della giornata, il colle Bonsapée con cima incorporata. Sono le 13:00, ancora qualche panoramica foto prima di immetterci nella folta pineta col sentiero che guadagna a sinistra il Pas de la Tranchée e a destra il nostro che scende a S Dalmazzo. Interminabile la prima parte che sale ancora di qualche metro. Poi la ripida discesa nel sentiero che accoglie le indistruttibili foglie di faggio e ci permette di arrivare alla stazione di S Dalmazzo poco dopo le 14. Diamo una votazione della gita: in un punteggio da uno a nove, Marci come al solito, nove. Io otto perché mancava Marge ad allietare il gruppo col suo correre instancabile su e giù e al nostro fianco. Facciamo tappa al solito bar di Vernante per sorseggiare la solita e meritata birra. Ancora un meno al mio voto dopo aver saputo dal barista che l’atleta che manca da casa da domenica 12 marzo non è ancora stato ritrovato.

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